Inceneritori e nascite pretermine

Vicino agli inceneritori aumenta il rischio di nascita pretermine: un nuovo studio, pubblicato su Epidemiology, espone gli ultimi dati sulla relazione tra emissione a inquinanti ed effetti sulla salute in gravidanza, confermando quanto noto finora. 

Lo ricerca, condotta in collaborazione tra ARPA Emilia Romagna e il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, ha preso in esame tutte le gravidanze e le nascite di donne residenti in un'area massima di 4 chilometri di distanza - limite oltre il quale la dispersione dei PM10 può essere significativa e complicare la lettura dei dati  da inceneritori - tra il 2003 e il 2010, nella zona che comprende Piacenza, Reggio emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e rimini, per un totale di circa 21mila bambini registrati presso gli uffici comunali di competenza. A ogni nuovo nato registrato sono stati attribuiti i parametri caratterizzanti la posizione (georeferenza) e il livello di esposizione agli inquinanti (PM10 dagli inceneritori e NOx da altre fonti di inquinamento).  I dati disponibili in archivio sono stati poi elaborati con un modello di dispersione statistica già utilizzati in precedenti studi epidemiologici (l'ADMS-Urban, un modello di dispersione quasi-gaussiano) normalizzati per ciascuna gravidanza su base mensile.

I risultati tracciano una scala di rischio tra l'esposizione agli inceneritori e altre caratteristiche di fine gravidanza (come nascite multiple), localizzando in effetti l'incidenza sulle pretermine tra le prime posizioni. 
Tuttavia non è ancora ben definitio un modello che definisca il ruolo che ciascun inquinante ha in questo fenomeno, mentre un livello di coerenza accertato con maggiore sicurezza è disponibile per  esempio con il rischio di basso peso alla nascita. Va ricordato, infatti, che la dispersione dei PM10, tra i principali inquinanti, è soggetta a variazioni statistiche per il contributo determinante delle emissioni derivanti dal traffico veicolare (la zona della Pianura Padana studiata presenta un alto tasso di concentrazione dovuta a scarsa ventilazione e difficoltà quindi di discriminare le sorgenti).

Lo studio è in grado però di suggerireI alcuni possibili meccanismi biologici derivanti dalle emissioni che agiscono da anticamera per le nascite premature, come la variazione nell'equilibrio endocrino, effetti epigenetici e stress da osssidazioni di radicali liberi.

In sostanza quindi, lo studio non può ancora tracciare un quadro completo del fenomeno, ma conferma sostanzialmente i dati già disponibili in letteratura. Non molti, in realtà, come quelli diffusi lo scorso marzo dal progetto Moniter - lo studio promosso da studio promosso da Regione Emilia Romagna e Arpa, con l’obiettivo di “organizzare un sistema di sorveglianza ambientale ed epidemiologica sugli otto inceneritori di rifiuti presenti in regione” - che segnalavano la presenza di un'associazione statisticamente significativa tra esposizione ad emissione da inceneritore e nascite pretermine, in un periodo di tempo molto ristretto (tra il 2007 e il 2010) a fronte di  una debole associazione, invece, tra esposizione e abortività spontanea.